SKILLETIUM - SCOLACIUM

itflag.gif (1089 byte)                                                                                           ukflag.gif (1059 byte)

S. MARIA DELLA ROCCELLA

Il termine "Roccelletta" che identifica la località, compare per la prima volta in documenti (1096-1110) che parlano di un "monasterío Beatae Maríae de Rokella", forse in origine un complesso basiliano di cui rimarrebbe memoria nell'oratorio al bivio tra la Statale 106 e la Statale per Borgia all'ingresso del Parco Archeologico. Oggi il nome viene riferito a questi imponenti ruderi della chiesa di S. Maria, edificata dai Normanni tra la fine dell'XI e la prima metà del XII secolo. Il monumento, che venne edificato sui resti dell'antica città di Scolacium, ormai dimenticata, ebbe più fasi costruttive. santamar.jpg (6958 byte)

Nelle parti alte delle murature riutilizzò materiali edilizi romani, con una tecnica diversa dal resto della chiesa. L'edificio, in stile romanico occidentale, conserva tuttavia influenze bizantine. Pesanti interventi di restauro ne deturpano oggi la facciata, dove il grande oculo è moderno; forse anche il passaggio sul lato nord è moderno. Pesanti ritocchi ha subito la decorazione esterna delle absidi. La chiesa aveva una grande unica navata (m.73x25), coperta da capriate lignee ed illuminata da cinque grandi finestre per lato, che conduceva al grande arco, con due stretti passaggi laterali, oltre il quale è il transetto sopraelevato. Questo era coperto da un sistema di volte a crociera e sporgeva lateralmente rispetto alla navata, inglobando le scale che portavano alla sommità. Dal transetto, attraverso ampi passaggi a gradini, si accedeva al triplice corpo absidale. Sotto il presbiterio è la cripta, coperta anch'essa con volte a crociera.

SKYLLETION-SCOLACIUM

La città greca di SkylIetion fu fondata, secondo la tradizione, dall'eroe ateniese Menesteo, o addirittura da Ulisse, al ritorno dalla guerra di Troia, ma pochi sono i dati sicuri. In età storica ebbe un importante ruolo di presidio dell'istmo, nella strategia espansionistica di Crotone contro Locri. Si hanno pochi dati archeologici relativi all'età più antica: sporadici frammenti ceramici (tra questi, alcuni a Figure nere di produzione ateniese) risalgono al VI sec. a.C. Nel 123/122 a.C., per iniziativa di Caio Gracco, i Romani vi fondarono la Colonia Minervia Scolacium, secondo interessi più politico-commerciali che militari. Forse distrutta da Spartaco tra il 72 ed il 71 a.C., la città superò la crisi e crebbe d'importanza, raggiungendo già in età giulio-claudia un ruolo primario nel Bruttium romano, che conservò fin dopo la caduta dell'impero. A questo periodo risalgono forse la pavimentazione del foro e la fase più antica dei teatro, che è romano e non greco. Tra il 96 e il 98 d.C. l'imperatore Nerva si fece promotore di una ricolonizzazione, con relativo afflusso di denaro pubblico. La città assunse il nome di Colonia Minervia Nervia Augusta Scolacium. Al II sec. d.C. risalgono l'anfiteatro, la nuova scena del teatro e il grande acquedotto, mentre ristrutturazioni dell'area centrale sono attestate pur nella crisi dei IIl sec. d.C. La guerra greco-gotica (535-552) segnò il declino di Scolacium, anche se il suo figlio più illustre, Cassiodoro, alla fine dei VI sec. d.C., pur con comprensibile indulgenza, descrive la città natia come ancora fiorente. Nel VII-VIII sec. d.C. la città venne abbandonata: secondo un fenomeno comune in Italia, gli abitanti cercarono posti più arroccati, per meglio difendersi dagli attacchi dal mare. L'attuale Squillace ne ereditò il nome ed il ruolo di sede vescovile.

IL TEATRO

Il teatro di Scolacium, pur appoggiandosi al declivio naturale di una collina secondo la maniera greca, è riferibile, nelle strutture finora indagate, all'impianto romano. Alla prima fase, in epoca giulio-claudia, riconoscibile per l'impiego dell'opus reticulatum, appartengono la cavea (la gradinata per il pubblico), il vano in summa cavea, il muro dei pulpitum (il palcoscenico), parte della decorazione architettonica marmorea della scena, l'ara dei Seviri Augustali ed i resti di una epigrafe monumentale. Alla seconda fase (100-150 d.C. ca.) appartengono la scena, i parasceni, forse l'orchestra, alcuni capitelli e la decorazione fittile della scena (lastre ed antefisse). L'abbandono dell'edificio, a seguito di un violento incendio, sembra essere avvenuto prima della metà del IV sec. d.C., epoca in cui inizia l'imponente interro. Poco resta dei muri della scena, quasi completamente crollata, se non le strutture in fondazione. Ben conservati sono invece il muro del pulpitum e la fossa dell'aulaeum (sipario), con otto pozzetti dentro cui scorrevano pali e contrappesi per manovrare il sipario dal basso verso l'alto. Dalla scena provengono tre teste-ritratto (due d'età giulio-claudia ed una d'età flavia) di notabili locali. Due passaggi voltati (confornicationes), più tardi murati, davano accesso alla parte bassa della cavea e all'orchestra e sostenevano i due palchi laterali (tríbunalia).
Attorno all'orchestra semicircolare (diam. m 12, 10), pavimentata a grandi lastre di calcare, sono tre bassi gradoni destinati ad ospitare i subsellia (i posti d'onore di allora). Un corridoio (praecinctio) separa quest'area dall'íma cavea, che conserva ancora gran parte della gradinata, divisa in cinque cunei da sei scalette; nel punto più alto del cuneo centrale è un grande podio in muratura (m 1,7x 1) di destinazione ancora incerta.
L'ampiezza dell'intera cavea (diam. m 60) era tale da poter ospitare circa 3500 spettatori.

IL FORO

statua.jpg (6775 byte)Il foro di Scolacium, con orientamento NW-SE, ha forma di rettangolo allungato (m. 38x93 ca). Delimitato da una canaletta in calcare, è insolitamente pavimentato in sesquipedali (laterizi quadrati di cm 44 ca di lato), organizzati in grandi quadrati di cento elementi, disposti dentro una cornice anch'essa in laterizi. Questo modulo, che si ripete otto volte per la larghezza e diciotto (?) per la lunghezza, costituisce sul terreno una griglia regolare, segnata da un percorso trasversale in pietra, della larghezza di circa un metro. Tracce di successivi interventi si conservano nei resti dei tribunal, lungo il lato NE, o nei buchi per pali che ne segnano l'ultimo uso prima dell'abbandono (seconda metà dei VI sec. d.C.). Il lato corto NW è chiuso dal Decumanus Maximus, una larga strada lastricata con basoli in granito, che corre sopraelevata rispetto al piano della piazza, sostenuta da un muretto di terrazzamento. In corrispondenza dell'asse longitudinale, una rampa, anch'essa in basoli di granito, raccorda i due piani, con inserita una grande iscrizione plateale in lettere di bronzo, disposte su due righe, che ricorda la munificenza di un notabile locale, della nobile famiglia dei Decímii. Sullo stesso lato sorge su un podio una fontana, dalla cui area proviene la statua acefala di un personaggio femminile in veste di Cerere, forse un'imperatrice del lI sec. d.C.
L'opposto lato corto SE, oltre la Statale 106, è delimitato dai resti di un grande edificio colonnato, forse la Basilica. Lungo il lato lungo NE si allineano tre ambienti, i cui lati posteriori coprono una strada più antica. Sono collegati tutti, sul davanti, da un portico che si affaccia sul foro. Sono un'aula absidata, un ambiente con pavimento a mosaico provvisto di podio (Curia?) e un più grande vano, forse di destinazione termale. Dal portico provengono cinque statue di     togati (l sec. a.C.-metà I sec. d.C.), tra cui quella del Genius Augusti, che ha fatto pensare ad una destinazione del complesso al culto imperiale.


Una civiltà antica ed ospitali strutture moderne offrono mari di azzurro mediterraneo, litorali ricchi di testimonianze magnogreche e saracene, paesini ricchi di miti e leggende e gioiose feste e canti, laghi incastonati in freschi boschi, torri e castelli, chiese e musei.
Ed ancora sorrisi e amicizia.


PAESI VICINI / NEAR CITY

BORGIA - GASPERINA - MONTAURO - SQUILLACE - STALETTI'

S. MARIA DELLA ROCCELLA

The term "Roccelletta," from which the place takes its name, first appears in documents dated 1096 to 1110 ad mentioning a "monasterio Beatae Mariae de Rokella" that may have originally been a basilica complex whose remains can be seen in the oratory at the fork of State Road 106 and the State Road to Borgia, near the entrance to the archaeological park. Today the name applies to the monumental ruins of Chiesa di Santa Maria, built by the Normans around the end of the eleventh century. The structure was erected on the ruins of the forgotten ancient city of Scolacium in several stages of construction. The upper section of the walls reused Roman building materials, with a technique that sets it apart form the rest of the church. The building is in Western Romanesque style but still shows some Byzantine influence. Later remodeling has spoiled the facade with the addition of the large oculus and perhaps the entry on the North. The decoration outside the apse has also been radically redone. The church was designed with a single large nave (73 x 25 meters) which was covered with wooden trusses and lit by five windows on each side. This was flanked by two narrow side aisles and led to the great arch that set off the elevated transept. The transept was covered by a series of crossed vaults broader than the nave, allowing it to take in the stairs leading to the top. From the transept, broad steps led to the three apses. Under the presbytery lies the crypt, again covered by crossed vaults.

SKYLLETION-SCOLACIUM

According to traditional accounts, the Greek city ol Skylletion was founded by the Athenian hero Menestheus or perhaps by Ulysses himself on the way back from the Trojan War, but little can be known for certain about its origins. In historical times the city played an important strategic r6le in Croton's expansion at the expense of Locri. The meager archaeological evidence documenting the earliest period consists of sporadic finds of pottery dating to the sixth century bc, including black-figured ware made in Athens. In 123-122 bc Romans led by Gaius Gracchus came to the site to found the Colonia Minervia Scolacium. Their motives were more political and commercial than military. The city many have been destroyed by Spartacus in 72 or 71 bc but it lived through the crisis and grew to become one of the main cities in Roman Bruttium during the Julian-Claudian period, a role it maintained even after the fall of the Empire. Relics from its heyday include the flooring of the forum and the oldest part of the theater, which is Roman rather than Greek. From 96 to 98 ad the emperor Nerva led a recolonization campaign that brought funds into the city, which took the name Colonia Minervia Nervia Augusta Scolacium. In the second century ad the amphitheater, the new skene of the theater, and the large aqueduct were built. The city's central zone even continued to undergo improvements during the third-century crisis. The Greek-Gothic War brought the decline of Scolacium, though the town's most famous native son generously describes the city as still flourishing as late as the end of the sixth century bc. In a phenomenon common to many Italian towns, the city was abandoned during the seventh and eight centuries as its inhabitants sought higher ground offering better defense against sea-bome attacks. The modem town of Squillace inherited its name and the role of episcopal seat.

IL TEATRO

teatro.jpg (10287 byte)
Scolacium's theater takes advantage of a natural slope in the fashion of Greek theaters, but the structure excavated so far follow a Roman plan. The earliest construction, dating from the Julian-Claudian era, is characterized by the use of opus reticulatum, as seen in the cavea (the gradins on which the public was seated) the box in summa cavea, the wall of the pulpitum (or stage), and part of the architectural decoration of the skene: the altar of the Seviri Augustali and the remains of a monumental inscription. A second stage in the life of the theater (second half o the second century bc) is represented by the skene, the parascenia, perhaps the orchestra, some capitals and the slabs and antefixes that decorated the skene. The building was apparently abandoned after a devastating fire sometime before 350 ad and its massive burial thus began.  Little remains of the walls of the skene, which collapsed practically in their entirety, except for their foundations. Well-preserved, on the other hand, are the wall of the pulpitum and the ditch of the aulaeum, or curtain, with its eight pits for the posts and counterweights that slid to raise the curtain up to cover the stage. Three head portraits of local notables were part of the skene, two dating from Julian-Claudian times and one from the Flavian era. Two arched passageways (confornicationes), which were later walled in, led to the lower part of the cavea and to the orchestra. The supported two side stages or tribunalia. Around the 12.1 -meter diameter orchestra paved with large limestone slabs run three large gradins for the subsellia, the seats of honor at the time. An aisle known as the praecinctio separates this area from the ima cavea, much of whose seating is still visible, divided into live wedge-shaped sections by six stairways. At the highest point of the center wedge stands a large (1. 7 x 1 meter) podium, whose function has not yet been ascertained. The breadth of the whole cavea, some sixty meters across, meant that there was room for some 3500 spectators.

IL FORO

Scolacium's forum was shaped like an elongated rectangle (about 38 x 93 meters) along a Northwest-Southeast axis. It was rimmed by a limestone gutter and had an unusual floor made out of sesquipedals or 'foot and-a-half' square blocks about 44 cm on each side arranged in large hundred-piece squares framed by a border also made of brickwork. The pattern is repeated eight times across the width and perhaps eighteen along the length, making a regular grid on the ground. A meter-wide stone path crosses at the mid point. Testimony to later additions can be found in the ruins of the tribunal along the NE side and in the postholes that represent the last use of the forum before it was abandoned in the second half of the sixth century ad. The Northwest end of the forum is bounded by the Decumanus Maximus, a broad street paved with large granite flagstones and running on a level slightly higher than the floor of the forum. At the center of this end, a ramp of the same material connects the two levels. It bears a bronze inscription commemorating the generosity of a local notable of the noble Decimli family. On the same end there is the pedestal of a fountain. It was near there that the headless statue of a woman dressed as Ceres. She may have been a second-century empress. The opposite end of the forum is marked by the ruins of a colonnade, part of a building which may have been the Basilica. The Northeast side is lined by three rooms whose rear walls are built on top of an older road. Or the front they are linked by a portico looking onto the forum. One is an apsed hall, another, perhaps the Curia, has a mosaic floor and a podium, and the largest room may have been the baths. This portico contained the five togated statues dating from the first century bc and the first half of the first century ad. One of them represents the Genius Augusti, suggesting that the complex was used for the imperial cult.


A civilization ancient and hospitable modern structures offer seas of Mediterranean blue, coastal rich of testimonies magnogreche and Saracen, small rich countries of myths and legends and cheerful parties and songs, lakes set in fresh woods, towers and castles, churches and museums.
And still smiles and friendship.


Home Page

magnagrecia@uni.net

Visitatore numero