LAMEZIA TERME - NICASTRO
MUSEO ARCHEOLOGICO LAMETINO

nicastr2.jpg (7582 byte)Il Museo Archeologico Lametino, nato il 28 luglio 1997 dalla convenzione tra il Comune di Lamezia Terme e la Soprintendenza Archeologica della Calabria, raccoglie materiali appartenuti a collezioni private, reperti provenienti da ricerche sistematiche effettuate dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria, quelli casualmente rinvenuti nel corso di questo secolo e quelli recuperati in oltre vent'anni di attività dell'Associazione Archeologica di Lamezia Terme che, in sinergia con la Soprintendenza Archeologica, ha svolto opera di tutela e valorizzazione di tutta l'area lametina.

Il museo, ospitato in due piani di un palazzo del centro storico documenta le fasi di vita e le modalità di occupazione umana della piana lametina, seguendo un percorso che parte dalla preistoria per arrivare al Medioevo. L'esposizione è articolata in 3 sezioni: una dedicata alla preistoria, una all'età classica ed infine, una dedicata all'età medievale.

La sezione preistorica è dedicata a Dario Leone, insigne studioso locale, a cui apparteneva anche un nucleo consistente di materiali provenienti da Casella di Maida e qui esposti. I choppers di Casella di Maida, riferibili al Paleolitico Inferiore arcaico e Paleolitico Superiore arcaico, e le ceramiche neolitiche di Acconia sono stati ben inseriti in un più ampio discorso generale e regionale sulla preistoria riproponendo in esposizione alcuni significativi reperti provenienti da altre zone. Tra questi risaltano le riproduzioni della parete con rappresentazione di un bovide incisa e della doppia sepoltura pertinenti alla Grotta del Romito di Papasidero.

La sezione classica inizia con frammenti ceramici (VII sec. a.C.) che rimandano al mondo orientale e che provengono dalla località Sansinato, sull'istmo Catanzaro-Lamezia; prosegue, poi, col mostrare, attraverso copie o pannelli, i materiali casualmente rinvenuti per lo più nell'area intorno a S. Eufemia Vetere, dalla metà del secolo scorso fino agli anni Cinquanta circa, e che hanno costituito sinora indizi probanti per la localizzazione di Terina. Si tratta della tabella testamentaria (metà IV sec. a.C.) rinvenuta da P. Orsi, dei complesso di oreficerie (fine IV inizi III sec. a.C.) oggi conservato al British Museum di Londra, dell'hydria a figure rosse (primo quarto del IV sec. a.C.) e dei tesoretti monetali in argento rinvenuti ad Acquafredda (520-510 a.C.), Acconia (480 a.C.) e S. Eufemia (400 a. C.).

Accanto si possono osservare oggetti ascrivibili cronologicamente al IV sec. a.C. che si riferiscono al vivere quotidiano di una comunità e chiara prova dell'esistenza di quell'abitato che proprio le prime indagini stratigrafiche effettuate dalla Soprintendenza, nell'estate dei 1997 in località lardini di Rende, hanno messo in luce.

Di grande interesse sono, inoltre, un chiodo con iscrizione proveniente dalla località Caposuvero ed un'antefissa a nimbo (prima metà del IV sec. a.C.) chiaro segno della più diffusa occupazione del territorio che certamente proseguì, anche se con modalità differenti, in età romana.

La sezione medievale, infine, è incentrata sulla esposizione dei materiali recuperati negli scavi effettuati nel Castello di Nicastro che occupa un arco cronologico che va dal XI al XVII sec., ma non manca di illustrare anche risultati delle indagini compiute nell'Abbazia Benedettina di S. Eufemia.