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LA "PRIMA ITALIA"

"Secondo i dotti un certo ltalòs diventò re degli Enotri e da lui prese la denominazione di Italia tutta quella penisola d'Europa compresa fra i golfi Scilletino e Lametino, che distano fra loro mezza giornata di viaggiograecia.jpg (21155 byte). Dicono pure che questo Italòs fece contadini gli Enotri che erano nomadi e dette loro altre leggi".
Con queste parole Aristotele tramanda l'origine della denominazione di Italia e per quella particolare concezione del mondo classico, per la quale pensiero storico e conoscenza geografica sono un tutt'uno, la storia della civilizzazione di un popolo si identifica con la storia del suo territorio, dei suoi approdi, delle sue pianure, dei suoi fiumi.
La prima "Italia" è dunque quella parte estrema e stretta della Penisola chiusa a nord dall'istmo tra i golfi di Squillaci e di S. Eufemia.
In questa fascia di terra è possibile, attraverso la navigazione di due fiumi, il Corace e l'Amato, passare dal Mare Jonio al Mar Tirreno in appena mezza giornata di cammino.                         
GRAECIA MAIOR
La prima "Italia" rappresenta dunque il luogo dove Oriente e Occidente si incontrano attraverso un ponte di terra, aperto sullo Jonio alle rotte dell'Egeo e del Ponto Eusino e sul Tirreno alla navigazione verso i mari di Occidente, fino ai confini del mondo allora conosciuto.

La tradizione mitica

Ulisse nei Mari d'Occidente.
Le origini delle città della Magna Grecia in terra calabra affondano le loro radici nel cuore stesso della tradizione mitica. Dei ed eroi intervengono nella fondazione, guidano il cammino dei guerrieri nelle rotte del Mediterraneo, definendo le sorti di battaglie e contese.
Per secoli marinai intraprendenti e uomini di avventura attraversarono il mare portando, insieme alle mercanzie, la propria arte e la propria concezione del mondo. Il linguaggio del mito racconta il lento cammino dell'uomo verso la conoscenza geografica di nuove terre, verso la conoscenza di nuovi popoli.omero.jpg (10620 byte)
Primo fra tutti fu l'épos di Omero a dare forma poetica alle esplorazioni degli Elleni nel Mediterraneo Occidentale e già nel primo canto dell'Odissea si può leggere il nome di una città greca di Calabria: Temesa.
La dea Atena, nascosta sotto le sembianze di un guerriero, racconta a Telemaco, figlio di Ulisse, di essere in partenza alla volta di Temesa per scambiare con bronzo il suo carico di ferro.
La città, il cui nome significa "fonderia", aveva infatti il controllo di ricche miniere di rame.
Anche nel nucleo più antico dell'Odissea, i Racconti alla corte di Alcinoo, re dei Feaci, si possono ripercorrere le tappe di una geografia mitica della Calabria, anzi, secondo alcune interpretazioni, la reggia stessa di Alcinoo era situata nell'istmo compreso fra i fiumi Amato e Corace, su quei lidi Ulisse fece naufragio per poi ripartire alla volta di Itaca.

Omero
A seguire il filo di questa colonizzazione leggendaria sulle coste dello Jonio e del Tirreno, fanno da guida nostoi, ovvero i "ritorni", racconti e poemi delle avventure vissute sui mari da eroi greci e troiani dopo la caduta di Troia alla ricerca di un approdo, di una nuova terra, di una patria.
A Temesa approdarono i discendenti di Naubalo; Menesteo, compagno di Ulisse, si fermò alla foce delaiace.jpg (16183 byte) Corace per fondare Skylletion; l'arciere Filottete, dopo aver combattuto sotto le mura di Troia, fece dono del proprio arco sacro al dio Apollo nel tempio di Krimisa.
Attraverso l'Iliade, l'Odissea, i racconti dei nostoi, i miti di Eracle, i viaggi degli Argonauti, si possono ripercorrere le tappe della storia stessa dell'umanità e identificare gli elementi di una verità storica che ogni mito nasconde. Le antichissime leggende di Giasone o i racconti delle fatiche di Eracle diventano lo strumento per leggere fra le righe le vicende e gli avvenimenti entrati nel patrimonio comune di un popolo; molta di questa storia si è svolta tra lo Jonio e il Tirreno calabresi, in quelle città che faticosamente gli archeologi stanno riportando alla luce.
Oggi, ripercorrendo le coste della Calabria, fra i ruderi degli antichi edifici, fra le cavee dei teatri, i popoli dei templi, è possibile farsi prendere, come i primi naviganti elleni, dalla bellezza del paesaggio.
Le foci dei fiumi, le alte scogliere di Capo Spartivento e del Promontorio Lacinio, la Rocca di Scilla, gli anfratti e le grotte di Praia a Mare, parlano il linguaggio antico di una natura maestosa e forte e invitano i viaggiatori a guardarsi intorno con occhi meno frettolosi.                                               
Aiace Trasporta Il Corpo Di Achille