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Dal 05/07/1999 tu sei il visitatore numero
UN'ISOLA GRECA NELL' ASPROMONTE MERIDIONALE
Un
itinerario affascinante, per chiunque voglia apprendere o semplicemente sognare, è quello
che si snoda tra le creste delle montagne e le valli solcate dalla fiumara Amendolea,
nella parte meridionale dell'Aspromonte. L'itinerario porta attraverso un paesaggio
austero e bizzarro, a contatto con la storia, la cultura i problemi e la lingua di
un'antica etnia.
La natura selvaggia di questa terra caratterizzata da rupi scoscese dalla grande
estensione del letto della fiumara Amendolea e dalle pietre cariche di leggenda,
raffiguranti profili di oggetti e animali fantastici , conferisce alla vallata un fascino
magico e misterioso, capace di suscitare emozioni e di fare correre la fantasia verso
un'epoca lontana, fuori dal nostro frenetico tempo.
Una sensazione di solitudine ci avvolge e una grande quiete accompagna il visitatore lungo
i percorsi tortuosi e vertiginosi che si inerpicano sui lati delle montagne per
raggiungere i paesi arroccati su rupi ed alture. Piccoli centri antichi che conservano
quasi intatto il fascino dei secoli passati e dove si può ancora gustare il
piacere di un rapporto genuino con la gente del luogo; gente che ha saputo adattarsi
all'ambiente vivendo in simbiosi e in armonia con esso, in paesi edificati in posizioni
strategiche per sfuggire, a suo tempo, alle incursioni barbariche e alla malaria. Per
avere una panoramica sul mare e sul paese si può salire, attraverso una scalinata, in
cima a Capo S. Giovanni D'Avalos . Sulla sommità di questo promontorio sorgeva il tempio
dedicato a Venere, sulle cui rovine fu costruita la chiesetta dedicata alla Madonna del
Mare, quando al culto pagano subentrò la fede cristiana: e così, le feste afrodisiache
celebrate dai giovani in onore di Venere, vennero trasformate nella festa della Madonna
del Mare. Nel 1965 su Capo S. Giovanni fu posta la statua bronzea raffigurante la Madonna
nell'atto di benedire i naviganti.
A Est di Capo S. Giovanni (Crisafi), in contrada Deri, sulla sponda sinistra della fiumara
San Pasquale, sono stati ritrovati numerosi reperti archeologici che testimoniano
l'esistenza dell'antica città greca di Deri o Scillaca; recentemente è venuto alla luce
un pavimento a mosaico con raffigurazioni di simboli ebraici che, secondo gli esperti,
apparteneva ad una Sinagoga del IV sec. d.C.
Da Bova Marina una strada tortuosa conduce, dopo 14 Km, a Bova: si sale attraverso un
susseguirsi di colline degradanti verso il mare in un'apoteosi di fichi d'india e ciuffi
di ginestra, pianta che costituiva un tempo la materia prima per la tessitura del corredo
dei poveri; le donne la raccoglievano, la lasciavano a macerare nell'acqua per alcuni
giorni, quindi la battevano per estrarre il filo che, lavorato col fuso, andava ad
alimentare il telaio.
Bova si trova a 820 metri s.l.m. su un declino collinare. "Vuà", il nome greco
del paese, significa bue, e il bue era l'antico stemma di Bova. Con l'avvento della fede
cristiana fu cambiato anche lo stemma: al bue si aggiunse l'effige della Madonna col
Bambino. Antichissima sede vescovile, il paese conservò il rito greco sino al 1573. Le
chiese, i palazzi signorili, le viuzze, le scalinate, gli angoli pittoreschi sono in
perfetta armonia con il paesaggio.
Bova conserva
molti beni culturali: la chiesa di San Leo (XVII sec.) con statua marmorea del santo del
1582; la chiesa dell'Immacolata (XVIII sec.); la chiesa di Santa Caterina, con statua
marmorea della Madonna col Bambino (1590) proveniente dalla chiesa dello Spirito Santo
(XVI sec.); la chiesa di San Rocco; la cattedrale di Santa Maria Isodia (presentazione di
Maria Vergine), che custodisce una statua marmorea della Madonna col Bambino, opera di
Rinaldo Bonanno (datata 1548) e poggiante su un blocco marmoreo raffigurante lo
stemma di Bova; un museo del folklore e delle tradizioni popolari; i ruderi del castello
normanno.
Nella parte alta del castello si può vedere incisa nella roccia un'impronta che secondo
una leggenda antichissima, sarebbe quella della regina che abitò il castello, che fece
incidere il suo piede cime simbolo del proprio potere.
Da Bova si imbocca la strada per Roghudi, 18 Km. Sale tortuosa in un ambiente
incontaminato, silenzioso, con eccezionali vedute panoramiche, fino ai campi di Bova, zona
ricca di pascoli e di vegetazione.
Dopo una breve tappa attraverso il bosco, una vertiginosa
discesa ricca di tornanti porta in un posto suggestivo, dove due massi dalle forme
bizzarre narrano di una storia fantastica: la roccia del drago custode di un tesoro e
delle grotte rocciose, dette caldaie del latte, che servivano al nutrimento del mostro.
Dopo altri tre chilometri di strada si arriva a Chorio di Roghudi, un piccolo nucleo di
case per la maggior parte abbandonate; da qui una discesa di un chilometro porta a
Roghudi, il borgo paesaggisticamente più bello. L'abitato è situato in posizione
pittoresca su uno sperone roccioso diviso da due torrenti e circondato dalle montagne.
Le case addossate le une alle altre sugli strapiombi creano un suggestivo effetto
scenografico. Il paese, a causa delle avversità della natura che spesso ha infierito con
frane e alluvioni, è deserto. Tra gli stretti viottoli regna un'atmosfera magica, il cui
silenzio è interrotto solo dallo scampanellio delle capre che sono arrampicate sui
precipizi. La popolazione di Roghudi e di Chorio di Roghudi si è trasferita a Roghudi
Nuovo, nei pressi di Melito Porto Salvo.
Procedendo
nella profonda valle solitaria e valicato il largo letto ghiaioso della fiumara Amendolea,
un tempo navigabile e definita "Alece", la strada sale verso la montagna,
raggiungendo dopo quattro chilometri la chiesetta settecentesca dei Trippi, edificata in
mezzo agli ulivi.
Oltrepassato il paese di Chorio di Roccaforte si arriva dopo un paio di chilometri a
Roccaforte del Greco, situato sulla roccia a 970 metri s.l.m. Dall'alto si gode il
panorama più bello di tutta la vallata dell'Amendolea. Sulle rocce che sovrastano il
paese i pastori hanno costruito i recinti per le loro greggi. Oltrepassato di circa un
chilometro il paesaggio e di Roccaforte, una stradella a fondo naturale conduce, dopo una
decina di chilometri di discesa piuttosto impegnativa a Gallicianò, un umile borgo
isolato tra i monti. La mancanza di una strada che lo colleghi agli altri paesi e di
qualsiasi servizio sociale, ha favorito lo stato di abbandono e di povertà dei suoi
abitanti, ma questo isolamento ha salvato anche il linguaggio e la cultura delle origini.
Le condizioni di vita arcaica, dura e difficile hanno spinto la maggior parte degli
abitanti a trasferirsi a Reggio Calabria. I più tenaci sono rimasti, ma lo stato di
abbandono e di sofferenza si legge sui volti di questi contadini, come nelle loro poesie.
Entrando in paese si ha la sensazione di penetrare in qualcosa di intimo, in un mondo
senza tempo dove tutto è sereno, tranquillo e silenzioso.
Per i vicoli si possono vedere scene quotidiane che hanno fascino antico: la vecchierella
che torna col suo gregge, le donne che lavano i panni alla fontana vicino al ruscello o
che siedono per terra vicino alla soglia di casa. Lasciata quest'oasi anti-stress la
strada a fondo naturale, stretta e tortuosa, si ricongiunge alla strada asfaltata dopo una
discesa di 7 Km. Dopo aver costeggiato e attraversato per due volte la fiumara Amendolea,
si giunge, Km. 8, all'abitato di Amendolea. Una vertiginosa salita di 1 Km conduce al
vecchio borgo, oggi abbandonato, raggruppato su una roccia strapiombante, coronata dai
resti del castello normanno; nella magia del silenzio, da questi luoghi, si gode un
magnifico panorama sulla vallata.
SAN PASQUALE
EVIDENZE ARCHEOLOGICHE
Comune:
Bova MarinaLocalizzazione storico - geografica: vallata della fiumara S. Pasquale, a ovest di Capo Spartivento. Ospitò popolazioni greche, romane e comunità provenienti dall'Oriente mediterraneo. Il sito fu distrutto probabilmente nel VII sec. dai Longobardi.
Resti archeologici:
- Tracce della civiltà pre-greca, grecoromana, tardoromana e bizantina, testimoniate
da rinvenimenti di materiali diversi: frammenti di selce e ossidiana, di ceramica di
impasto e a vernice nera.
- Sinagoga di età romana-imperiale, (rarissimo esempio di edificio sacro ebraico al di
fuori dall'area palestinese), con mosaici decorati con motivi geometrici e vegetali.
- Sono state rinvenute 3073 monete nei pressi della Sinagoga.
- Tracce di necropoli ad est della Sinagoga.
Area archeologica in fase di scavi. Non ci sono mezzi di trasporto pubblici che
portano al sito. Ad est di Bova Marina si sale verso Bova, paese antico e
caratteristico, situato sulla cima di un colle. Sorge in una zona che fu abitata fin
dall'età paleolitica. Nel 1075 fu invano assediata dai Saraceni. Nel 1807 subì
gravi danni in seguito all'invasione dei francesi.
- La Cattedrale sorge nella parte alta del paese e fu edificata su una preesistente chiesa
bizantina. Ha un altare maggiore barocco in marmi policromi; due statue lignee di bottega
napoletana del XIX sec. (l'Addolorata e Gesù morto); diverse tele del Settecento; e
all'interno vi sono custodite due corone d'argento del 1614.
- Basilica di S. Leo, con altare maggiore in marmi policromi del 1754, e in una nicchia la
statua marmorea di S. Leo del 1582.
- Resti del castello medievale con due torri cilindriche.
Mezzi di trasporto: linea ferroviaria Catanzaro Lido - Squillace -
Monasterace/Stilo - Caulonia - Marina di Gioiosa ionica - Locri - Bova Marina - Reggio
Calabria.